Favorire il cambiamento. Pratiche di ascolto attivo, promozione di attività culturali e costruzione di nuovi immaginari nelle aree interne

Giovedì 8 agosto Pierluigi Sacco ha tenuto la sua formazione a Castel di Ieri, intitolata “cultura e sviluppo locale dell’Abruzzo interno”, in cui si è discusso delle prospettive di cambiamento e rigenerazione delle aree interne abruzzesi, con la sentita partecipazione delle ragazze e dei ragazzi Neo e della giunta comunale di Castel di Ieri, oltre che della popolazione locale.

In questo articolo si illustreranno gli elementi necessari a promuovere il cambiamento che sono stati illustrati nel dettaglio da Sacco nella formazione, applicandoli al contesto della Valle Subequana per compiere un discorso concreto sul cambiamento e sulle progettualità da seguire per effettuarlo in Valle.

Di qualsiasi genere e natura essi siano, i cambiamenti sono repentini, e ad attuarli sono le persone. In Abruzzo è possibile che le cose cambino, ma come sempre il range temporale per cogliere le occasioni è limitato. Quindi, nel contesto dell’Abruzzo, è d’uopo non credere che la chiave di volta del cambiamento e della rigenerazione siano la bellezza del territorio e quindi la sua turisticizzazione, ma, invece, è opportuno concentrarsi sul coinvolgimento delle persone, improntato sul fare rete e sul convogliare le migliori energie e le persone più adatte a questo processo. Un esempio lampante a cui Sacco ha addotto nel suo discorso è la scena musicale bolognese degli anni ’80, il cui miracolo artistico si ebbe in primis grazie all’interconnessione dei vari artisti, e alla conseguente compenetrazione reciproca di idee e visioni. Questo milieu, in un contesto storico ben preciso, può essere di ispirazione al progetto NEO, nel quale è centrale lo scambio di idee, la pluralità di discorsi e la coesistenza dei vari saperi ed esperienze personali dei partecipanti (di tipo geografico, medico, infermieristico, antropologico, ecc.) improntata al fine della creazione di uno scenario comune in cui questi saperi coesistono, in una situazione di consilienza di vari saperi e pratiche. È urgente mettere questi saperi al servizio del cambiamento, scegliendo di investire tempo e soldi su ciò che può riuscire bene, impiegando adeguatamente i fondi, senza sprecarli come sovente avviene.

Per favorire il cambiamento in positivo delle aree interne, oltre alla cooperazione e ad una selezione delle persone adatte e con maggiore motivazione, vi sono altre due linee da seguire: 1) la presenza di uno spazio verde, che contribuisce a favorire la salute mentale 2) investire sulle attività culturali per promuovere la salute fisica e mentale. Nella Valle Subequana gli spazi verdi sono abbondanti e il contatto con la natura è elevato, elemento che incide profondamente nella vita delle persone, incrementando la qualità di essa. In linea con il secondo punto, vi sono numerose associazioni culturali. Ad esempio, ve ne sono diverse attive a Castel di Ieri (comitato feste, rock nights, Bio Heart), oppure a Gagliano Aterno, si pensi ad “Orsa Maggiore” e ad “Associazione culturale La Stanzetta”, oppure alle numerose associazioni culturali presenti a Castelvecchio. Inoltre, un ruolo importante è svolto dalle pro loco di ciascuno dei paesi della Valle Subequana, il cui operato riguardo l’ambito culturale è significativo. Esempio virtuoso è costituito dall’Infopoint a Castel di Ieri, gestito dalla pro loco di questo paese. L’infopoint fornisce informazioni sui luoghi e sui monumenti di rilevanza culturale a Castel di Ieri e nella Valle Subequana, garantendo l’apertura di siti d’interesse storico e culturale come la torre, l’eremo della Madonna di Pietrabona, e negli scorsi anni il tempio italico.

È fondamentale mettere in atto determinati meccanismi e creare esperienze ed immaginari, come si sta cercando di fare in Valle Subequana, oltre che con le progettualità di cui sopra, con l’operato delle istituzioni comunali e delle figure legate al progetto Neo. Inoltre, è centrale che i paesi della Valle Subequana si uniscano e facciano massa, formando quella che Sacco ha definito “massa catalitica”. Solo in questo modo è possibile per delle piccole realtà incidere maggiormente e cambiare lo stato delle cose.

Infine, per agire in senso trasformativo è centrale costruire delle narrazioni e degli orizzonti comuni. Per illustrare questo concetto si presenta ora al lettore un aneddoto significativo, l’esperienza di Doris Sommer a Cuba. Sommer, docente di letteratura, recatasi in una fabbrica di sigari, ha appreso come gli operai pagassero uno speaker radiofonico per leggere letteratura d’autore durante le ore di lavoro. Nello specifico, gli operai spesso traevano diletto dall’ascolto della lettura di Ernest Hemingway, da cui il nome della marca di sigari, appunto, “Hemingway”. Sommer compie delle notevoli osservazioni su questa pratica, traendone spunto. Innanzitutto, la professoressa comprende come sia necessario che il contesto in cui si attua questa pratica sia non giudicante e non competitivo. Questi sono i presupposti per un ascolto creativo collettivo. Infatti, nel caso della pratica descritta da Sommer, dopo la lettura, le persone si mettevano in cerchio parlando a turno dell’attività appena svolta. Ciò consente ad esse di appropriarsi del testo. Si tratta di una pratica creativa collettiva, in cui si va a instaurare un rapporto tra chi legge/narra e chi ascolta in maniera attiva, non passiva e inerte. Adducendo ad un altro esempio, la medesima pratica si è attuata con dei malati mentali in un istituto in Kenya. Grazie a questa attività, gli effetti depressivi sono diminuiti in un mese, sortendo un effetto maggiore rispetto ad una cura basata sulla somministrazione di psicofarmaci. Significativo altresì l’esempio di Sacco, che in un carcere italiano ha letto un libro di Erri De Luca alle detenute transessuali. Se all’inizio nessuna detenuta si presentava, successivamente alla partecipazione di alcune, l’attività si è diffusa a macchia di leopardo. Seppur non sia possibile entrare nel merito della questione a livello antropologico, il rapporto tra narrazione e cura è stato ampiamente studiato in antropologia medica, si pensi ad esempio alla linea antropologica delle illness narratives, sviluppatasi ad Harvard soprattutto ad opera di Byron Good e Arthur Kleinman.

Queste pratiche di ascolto attivo devono entrare nella cultura e diventare diffuse, facendo partire dinamiche sociali trasformative. Le pratiche di ascolto attivo hanno incontrato un grande successo in Africa e in America latina rispetto ai paesi europei o anglosassoni. Questo perché nei primi due continenti vi è un maggiore radicamento del folklore e della cultura popolare, che sono molto sentiti e radicati nella memoria collettiva. Ben diversa la situazione italiana in cui, specie nelle regioni settentrionali, soprattutto in seguito alla deruralizzazione negli anni ’80- ‘90, si è attuata una rimozione della cultura contadina, che ha portato al venire meno degli orizzonti mentali e dell’immaginario rurale.

Si pone la necessità di comprendere se al presente esista una cultura popolare, oppure se sia necessario ri-costruire degli orizzonti comuni che portino alla formazione di un nuovo immaginario, di una nuova memoria collettiva. Nel contesto del massivo spopolamento in corso nella Valle Subequana, è urgente costruire nuovi immaginari, tramite una serie di politiche che promuovano lo sviluppo e la salute, e consentano una gestione consapevole del turismo, per ri-generare la comunità e per attuare una trasformazione del territorio e dell’economia.


Articolo scritto da di Guglielmo Ficola, partecipante al progetto NEO 2024.


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